STUDIO LIMONI
Dicembre 2025

LA MANO, LA LUCE, IL RITMO: IL CUORE DI ENZO BIOLI

“Il Battito del Picchio” è un viaggio personale dentro l’universo ceramico di Enzo Bioli, artista poliedrico capace di unire pittura, grafica, scenografia e design in un’unica e coerente visione. La mostra allestita da Gilda&Co a Milano riunisce oltre 150 pezzi creati per Il Picchio, la sua officina fondata nel 1967, rivelando un mondo fatto di forme “space age”, smalti intensi e oggetti pensati per dialogare tra loro. Il percorso espositivo non celebra solo un designer, ma una filosofia del fare: paziente, ritmica, profondamente materica. Osservando le opere, il visitatore scopre un linguaggio che unisce futuro e quotidianità, artigianato e progetto, costruendo un paesaggio domestico sorprendentemente attuale. Un’occasione per riscoprire la forza silenziosa e visionaria dell’opera di Bioli.

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LAGGIÙ DOVE IL PIACERE FA MALE

“Pain of Pleasure” è una mostra che chiede di attraversare, più che di interpretare. Nel confronto con le opere di Christa Joo Hyun D’Angelo, Mads Hyldgaard Nielsen e Sally von Rosen, emerge una riflessione personale sul modo in cui piacere e dolore si intrecciano fino a diventare inseparabili. D’Angelo trasforma l’amore in una grammatica affettiva segnata dalla ferita; Nielsen rende la pittura un campo di tensioni luminose; von Rosen scolpisce corpi in metamorfosi che sfidano l’integrità e la stabilità della materia. In un’epoca di anestesia emotiva, la mostra — e l’esperienza che ne scaturisce — restituisce al sentire la sua densità: un luogo fragile, rischioso, ma vivo, dove il piacere non consola e il dolore non punisce, e dove la sensibilità torna ad essere un atto di resistenza.

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LA FRAGILE LUCE DEL TRAGICO: DIALOGO INATTESO TRA KOUNELLIS E WARHOL

La mostra allestita presso la Galleria Fumagalli propone una riflessione personale sul dialogo possibile — e sorprendentemente fertile — tra Jannis Kounellis e Andy Warhol. Pur lontani per estetica, ideologia e linguaggio, i due artisti condividono una stessa urgenza: dare forma alla fragilità umana attraverso mezzi apparentemente opposti. Kounellis affida alla materia il peso della storia e della sofferenza quotidiana; Warhol nasconde il tragico nelle superfici luminose dell’immagine. Insieme rivelano un terreno comune fatto di spiritualità sospesa, resistenza e attenzione per ciò che sopravvive al disincanto del presente. Un percorso che invita a guardare oltre le categorie e a riscoprire la bellezza che resta, anche nelle sue ombre.

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SOTTO LA PELLE DELLA LUCE: ENTRANDO (E USCENDO) DA NAN GOLDIN

"This Will Not End Well" di Nan Goldin si presenta come un viaggio immersivo dentro l’intimità delle immagini: un villaggio di padiglioni bui in cui gli slideshow dell’artista pulsano come ricordi in movimento. Attraversando opere che oscillano tra festa, trauma, dipendenza e mito, la mostra si rivela un’esperienza sensoriale e emotiva più che una semplice esposizione. L’ingresso è un richiamo sottile, l’uscita un ritorno lento alla superficie: Goldin non offre un finale rassicurante, ma la consapevolezza che la vita — fragile, contraddittoria, luminosa — continua comunque a chiedere di essere guardata.

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Novembre 2025

MEMORIE FUTURE TRA LE BRACI DEL PRESENTE

“Myths from Smoldering Skies” è un attraversamento emotivo e visivo in un paesaggio sospeso, dove rovina e rinascita convivono nello stesso respiro. In questo testo, l’esperienza della mostra viene raccontata come un viaggio intimo attraverso i mondi speculativi di Jung Min Lee, Leilei Wu, Sir Taki e Mattia Ragni: quattro linguaggi che, tra ibridazioni post-umane, reliquie luminose, collage dissonanti e architetture d’acciaio, interrogano ciò che resta dell’immagine in un tempo di collasso. L’articolo esplora come questi universi, diversi ma convergenti, trasformino i detriti del presente in nuove mitologie visive, rivelando un modo possibile di immaginare il futuro a partire dalle braci ancora fumanti del nostro mondo.

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L’INSTABILITÀ DELLE FORME DELLE ROVINE CHE RESPIRANO

“Due Babele” di Fulvio Di Piazza è un viaggio dentro un universo pittorico in continua metamorfosi, dove le torri simboliche dell’artista diventano metafore del nostro presente frammentato. Tra rovine contemporanee e creature ibride, la mostra invita a ripensare il nostro posto nel mondo, rivelando una visione in cui tutto è relazione, instabilità e rigenerazione. Con un linguaggio ironico e insieme visionario, Di Piazza costruisce una Babele che non denuncia soltanto il caos, ma apre alla possibilità di un nuovo modo di essere nel reale: fragile, interconnesso, profondamente umano.

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