La mostra allestita presso la Galleria Fumagalli propone una riflessione personale sul dialogo possibile — e sorprendentemente fertile — tra Jannis Kounellis e Andy Warhol. Pur lontani per estetica, ideologia e linguaggio, i due artisti condividono una stessa urgenza: dare forma alla fragilità umana attraverso mezzi apparentemente opposti. Kounellis affida alla materia il peso della storia e della sofferenza quotidiana; Warhol nasconde il tragico nelle superfici luminose dell’immagine. Insieme rivelano un terreno comune fatto di spiritualità sospesa, resistenza e attenzione per ciò che sopravvive al disincanto del presente. Un percorso che invita a guardare oltre le categorie e a riscoprire la bellezza che resta, anche nelle sue ombre.
Veduta della mostra KOUNELLIS | WARHOL. La messa in scena della tragedia umana, Galleria Fumagalli, Milano, 2025. Foto Guido Rizzuti. Courtesy Galleria Fumagalli
Ci sono artisti che si incontrano solo nelle pieghe del pensiero, in quelle zone dove le categorie sembrano allentarsi e diventano meno importanti delle domande che continuano a farci. Da tempo mi sorprendo a riflettere su come certe opere, così distanti per linguaggio e intenzione, riescano tuttavia a convergere in un unico punto emotivo, come se condividessero una minuscola fenditura nella superficie del mondo. È lì che sento avvicinarsi Jannis Kounellis e Andy Warhol.
A prima vista nulla dovrebbe accomunarli: il peso della materia da una parte, il bagliore della superficie dall’altra. E invece, leggendo di questa esposizione che li accosta senza confonderli, mi accorgo che entrambi hanno saputo raccontare la tragedia umana con una sincerità quasi disarmante. Non con la stessa voce, certo, ma con la stessa urgenza.
Veduta della mostra KOUNELLIS | WARHOL. La messa in scena della tragedia umana, Galleria Fumagalli, Milano, 2025. Foto Guido Rizzuti. Courtesy Galleria Fumagalli
Kounellis, con i suoi sacchi di carbone, il ferro, la lana, i cappotti compressi, sembra sempre richiamare ciò che resta dopo che la vita ha fatto il suo corso — ciò che ha assorbito la fatica, il peso dei corpi, la gravità delle storie. Le sue opere, più che oggetti, sono presenze. Mi colpisce come la materia riesca a trattenere un dolore che non ha bisogno di essere spiegato: vive nel ferro, nelle fiamme, in quegli oggetti che sembrano respirare ancora la quotidianità da cui provengono. È un’estetica che non consola, ma che riconosce.
Warhol, invece, continua a sfuggirmi e a sorprendermi. Abituato alla superficie, vengo spesso ingannato anch’io: Marilyn, Jackie Kennedy, le polaroid improvvise, le Campbell Soup... tutto parla il linguaggio dell’immediatezza, della riproduzione, della cultura che divora se stessa. Eppure, dietro quella patina pop, c’è una spiritualità che non avevo mai davvero ascoltato. È una spiritualità velata, quasi timida, che abita le ombre, come nei suoi “Shadows”, o nei “Knives”, taglienti come un pensiero che non si riesce a scacciare. Warhol nasconde il tragico in bella vista, dove rischiamo di non vederlo più.
Veduta della mostra KOUNELLIS | WARHOL. La messa in scena della tragedia umana, Galleria Fumagalli, Milano, 2025. Foto Guido Rizzuti. Courtesy Galleria Fumagalli
A volte penso che Kounellis e Warhol siano due modi opposti di avvicinarsi alla stessa domanda: cosa resta dell’essere umano quando si perde ogni certezza?
Kounellis risponde mostrando il peso del mondo; Warhol, il vuoto che lo avvolge. Ma entrambi parlano di resistenza, di sopravvivenza. Di un’umanità che non rinuncia del tutto alla propria ombra sacra.
Forse è questa la vera ragione per cui il loro dialogo oggi risulta così necessario. Non per trovare un punto di unione, ma per accettare il terreno fragile che condividono: un Occidente che ha perso le sue ideologie ma non il bisogno di interrogare la spiritualità; una storia segnata dalla materia e dalla superficie, dall’antico e dal contemporaneo, da Roma e New York, dai miti e dalle icone — quelle vere, non quelle consumate dal linguaggio mediatico.
Veduta della mostra KOUNELLIS | WARHOL. La messa in scena della tragedia umana, Galleria Fumagalli, Milano, 2025. Foto Guido Rizzuti. Courtesy Galleria Fumagalli
Quando penso a questa esposizione, non immagino due mondi che si scontrano, ma due sguardi che continuano a cercare. Due forme di compassione, forse.
Kounellis, ateo e marxista, vicino agli operai, alla fatica, alla cenere; Warhol, ambiguo e devoto, vicino alle star, ai consumi, alle ombre. Ma entrambi hanno teso la mano verso chi è rimasto ai margini, verso ciò che sopravvive alla Storia e alla pubblicità, verso quella fragilità che ci accomuna più di quanto vorremmo ammettere.
In fondo, la loro tragedia non è disperata. È la tragedia di chi sa che la bellezza esiste anche quando tutto sembra crollare.
È il ricordo di ciò che resta.
È la promessa che la materia e la luce, il dolore e la superficie, possono ancora raccontarci qualcosa che vale la pena ascoltare.
S. F. C.
Jannis Kounellis, Andy Warhol
KOUNELLIS | WARHOL La messa in scena della tragedia umana: la classicità di Jannis Kounellis e il pop di Andy Warhol
Da un’idea di Annamaria Maggi
Galleria Fumagalli, via Bonaventura Cavalieri, 6, Milano
26 Novembre 2025 – 29 Maggio 2025
PHOTO GALLERY
Veduta della mostra KOUNELLIS | WARHOL. La messa in scena della tragedia umana, Galleria Fumagalli, Milano, 2025. Foto Guido Rizzuti. Courtesy Galleria Fumagalli
Jannis Kounellis, Senza titolo, 2005 (dettaglio) in Visioni. 20 artisti a Sant'Agostino, Ex Chiesa di Sant'Agostino, Bergamo, 2005. Courtesy Galleria Fumagalli
Veduta della mostra KOUNELLIS | WARHOL. La messa in scena della tragedia umana, Galleria Fumagalli, Milano, 2025. Foto Guido Rizzuti. Courtesy Galleria Fumagalli
Andy Warhol, Knives, 1981-82, Acrylic and silkscreen ink on canvas, 51x81 cm. © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts, Inc., By SIAE 2025
Veduta della mostra KOUNELLIS | WARHOL. La messa in scena della tragedia umana, Galleria Fumagalli, Milano, 2025. Foto Guido Rizzuti. Courtesy Galleria Fumagalli
Andy Warhol alla Galleria del Credito Valtellinese di Milano per l'inaugurazione della sua mostra The Last Supper 27 gennaio 1987. Foto ©Fabrizio Garghetti
Veduta della mostra KOUNELLIS | WARHOL. La messa in scena della tragedia umana, Galleria Fumagalli, Milano, 2025. Foto Guido Rizzuti. Courtesy Galleria Fumagalli
Veduta della mostra Jannis Kounellis a Bari, a cura di Annamaria Maggi e Vito Labarile, Teatro Margherita, Bari, 2010. Foto Manolis Babousis. Courtesy Galleria Fumagalli
Veduta della mostra KOUNELLIS | WARHOL. La messa in scena della tragedia umana, Galleria Fumagalli, Milano, 2025. Foto Guido Rizzuti. Courtesy Galleria Fumagalli
Andy Warhol, Eggs, 1984 ca, Unique Polaroid, 10,8x8,6 cm. © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts, Inc., By SIAE 2025
Veduta della mostra KOUNELLIS | WARHOL. La messa in scena della tragedia umana, Galleria Fumagalli, Milano, 2025. Foto Guido Rizzuti. Courtesy Galleria Fumagalli
Andy Warhol, Shoes, 1981, Unique Polaroid, 10,8x8,6 cm. © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts, Inc., By SIAE 2025
Veduta della mostra KOUNELLIS | WARHOL. La messa in scena della tragedia umana, Galleria Fumagalli, Milano, 2025. Foto Guido Rizzuti. Courtesy Galleria Fumagalli
Veduta della mostra Jannis Kounellis a Bari, a cura di Annamaria Maggi e Vito Labarile, Teatro Margherita, Bari, 2010. Foto Manolis Babousis. Courtesy Galleria Fumagalli
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