“Il Battito del Picchio” è un viaggio personale dentro l’universo ceramico di Enzo Bioli, artista poliedrico capace di unire pittura, grafica, scenografia e design in un’unica e coerente visione. La mostra allestita da Gilda&Co a Milano riunisce oltre 150 pezzi creati per Il Picchio, la sua officina fondata nel 1967, rivelando un mondo fatto di forme “space age”, smalti intensi e oggetti pensati per dialogare tra loro. Il percorso espositivo non celebra solo un designer, ma una filosofia del fare: paziente, ritmica, profondamente materica. Osservando le opere, il visitatore scopre un linguaggio che unisce futuro e quotidianità, artigianato e progetto, costruendo un paesaggio domestico sorprendentemente attuale. Un’occasione per riscoprire la forza silenziosa e visionaria dell’opera di Bioli.
Installation view, Ph. Emanuele Zamponi
Gilda&Co con l’allestimento delle ceramiche di Enzo Bioli sembra un luogo dove il tempo sembra allargarsi, dove gli oggetti parlano sottovoce e raccontano storie che non trovi nei manuali. Non conoscevo a fondo Bioli, lo ammetto. Sapevo il necessario: pittore, grafico, scenografo, designer, ceramista. Un uomo dalle molte vite, dai molti alfabeti. Ma non ero preparato a quello che avrei trovato: più di 150 pezzi che sembravano pulsare, fare ritmo insieme, come se davvero quel “picchio” evocato nel nome del suo laboratorio battesse ancora da qualche parte.
La curatrice, Anty Pansera, lo definisce “artiere”. Una parola che non si usa più e che non avevo mai sentito prima, proprio per questo sembra perfetta: indica qualcuno che sa fare con le mani, ma anche con la mente, con la disciplina, con quel modo quasi antico – ma modernissimo – di tenere tutto insieme. E in effetti, mentre osservavo le superfici lucide dei vasi, la geometria delle lampade, la semplicità ostinata dei piatti, ho capito quanto questa idea di “insieme” sia centrale. Nulla è isolato, nulla grida troppo. Ogni pezzo si appoggia all’altro, lo asseconda, lo completa. Bioli non costruiva oggetti: costruiva famiglie.
Installation view, Ph. Emanuele Zamponi
Molti dei pezzi sembrano usciti da un immaginario space age: semisfere perfette, gole circolari, basi che sembrano atterrate da una navicella. E tuttavia tutto rimane incredibilmente terreno. Sarà il gres, saranno gli smalti pieni – l’arancione così deciso, il blu oltremare, il nero lucido – ma c’è una fisicità che riporta alla mano, alla materia che ancora odora di forno, di tornio, di officina.
Forse è proprio qui che si percepisce davvero il “battito del picchio”: quel ritmo ciclico del lavoro continuo, del forno che trasforma, della ripetizione che crea bellezza. Mi ha colpito molto anche la scelta del nome del laboratorio. Il Picchio non è un marchio industriale: è una dichiarazione di umiltà e di precisione. Il logo dipinto a pennello non vuole apparire moderno, non vuole essere furbo. È un segno di mano, vivo, quasi vulnerabile.
Eppure contiene tutto: il luogo, l’identità, la promessa che ogni pezzo nasce da un gesto consapevole. Camminando tra i pezzi allestiti da Gilda&Co, ho avuto una sensazione rarissima: quella di un design che non si impone, ma che si lascia scoprire. La curatrice lo dice bene: “Guardate come i pezzi si offrono alla mano e alla luce”.
Installation view, Ph. Emanuele Zamponi
E allora ho iniziato a farlo davvero: ad avvicinare gli occhi alle superfici, a immaginare come una lampada avrebbe cambiato un ambiente, come un vaso avrebbe dialogato con un libro, con una finestra, con una sera qualsiasi. C’è qualcosa di profondamente domestico in queste forme così futuribili. Qualcosa che ti dice che il design non è solo ricerca o stile, ma anche presenza. Uscendo dalla mostra, ho avuto la sensazione di aver scoperto un capitolo del design italiano che non sapevo mi mancasse. Riunire più di 150 opere di Bioli non significa solo celebrare un artista: significa rimettere al centro un modo di progettare che oggi sembra ancora più urgente.
Un modo dove tutto è pensato per dialogare, per creare paesaggi, per generare un “living-scape”, come scrive Alessandro Pedretti. Ed è vero: guardando tutti quei pezzi insieme, si capisce quanto forte fosse la visione di Bioli, e quanto poco si sia esaurita nel tempo. È bello pensare che, quasi quarant’anni dopo la chiusura dell’officina nel Parmense, il ritmo del Picchio continui a farsi sentire a Milano. Un ritmo preciso, paziente, pieno di immaginazione.
Un ritmo che non chiede di essere ascoltato forte: basta avvicinarsi un po’.
S. F. C.
Il battito del Picchio-Il fantastico mondo delle ceramiche di Enzo Bioli
A cura di Anty Pansera e Alessandro Pedretti
Gilda & Co., via Plinio, 37, Milano
21 Novembre 2025 – 30 Gennaio 2026
PHOTO GALLERY
Installation view, Ph. Emanuele Zamponi
Installation view, Ph. Emanuele Zamponi
Installation view, Ph. Emanuele Zamponi
Installation view, Ph. Emanuele Zamponi
Installation view, Ph. Emanuele Zamponi
Installation view, Ph. Emanuele Zamponi
Installation view, Ph. Emanuele Zamponi
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