RACCONTI DA UN'ESPOSIZIONE: L'ISOLA DEI MORTI

Pubblicato il 28 maggio 2025 alle ore 11:00

Presentiamo alle nostre lettrici e ai nostri lettori una nuova rubrica dal titolo "RACCONTI DA UN'ESPOSIZIONE", curata dalla nuova editor di Studio Limoni, Augusta de Cesari.  In questa nuova serie vi presentiamo dei racconti brevi, scritti prendendo ispirazione da alcune delle opere d'arte più famose e note, andando al di là del concetto di storia dell'arte per costruire un'arte di storie. 

 

Arnold Böcklin, L’isola dei morti (terza versione), 1883, olio su tavola, Alte Nationalgalerie, Berlino

 

C’è un tempo sospeso, né passato né futuro, dove tutto è fermo tranne per un fiume che

scorre in silenzio.

C’è un uomo, vecchio e grigio come la polvere, tutto smunto con gli occhi incavati e incorniciati da zigomi appuntiti. Quanti anni avrà? Non si sa, lui c’è sempre stato. Da sempre sta sulle sponde di quel rivolo, nemmeno lui si ricorda da quanto è lì. Forse è sempre stato vecchio così, se lo chiede anche lui.

Non c’è notte e non c’è dì, la luce è sospesa come se fosse congelata in un’eterna alba e il vecchio vive le sue giornate a remare da una sponda all’altra con la sua barchetta cigolante. C’è sempre qualche passeggero da trasportare e senza fare storie, lui li porta sull’isoletta al centro del fiume e da lì in poi i naviganti vengono lasciati a loro stessi. Non parlano, non ringraziano nemmeno, qualche volta sospirano o mugugnano lamenti; inoltre, sono tutti pallidi ed emaciati: sono tutti morti.

Dove andranno mai tutte queste anime? È un mistero, il vecchio ha imparato a non farsi domande e si è rassegnato al solo assolvere il proprio dovere.

 

All’improvviso la nebbia si solleva dall’acqua e si dipana fino a far intravedere chi c’è sulla riva ad aspettarlo: una bambina. Ma è diversa da tutti i naviganti a cui il vecchio è abituato, questa creatura ha la pelle bella rosea e guance soffici e arrossate. Pure i capelli comunicano vita, nella loro lucentezza. Appena la bimba vede che il vecchio si sta avvicinando con la barca, gli sorride e lo saluta a braccia spalancate.

Ha gli occhi ridenti di chi non teme l’oscurità e tanta luce che la illumina, provenirle dal cuore.

 

«Tu non dovresti essere qui.» rimprovera il vecchio, con la voce roca e graffiante.

«Lo so,» risponde la piccola. «Ma nessuno sa rispondere alle mie domande. Dicono che qui,

al di là del fiume, c’è un fiume dove si trovino le verità che i vivi hanno dimenticato.»

«Non so di cosa tu stia parlando. Ora torna dalla tua mamma, questo non è posto per te»

«Stai mentendo! Ti ho visto che arrivavi da quella parte. Lo sai che le bugie non si dicono?»

Il vecchio è stupito dalla sfrontatezza della bambina e sta perdendo la poca pazienza che ha: «Ti ripeto di andare a casa dalla tua mamma. Sparisci o ti ci mando io con le cattive maniere!»

 

La bimba abbassa lo sguardo e con un filo di voce dice: «Credo che la mia mamma sia lì,

sull’isola. Per favore, puoi portarmi da lei?»

 

Il vecchio esita, non gli è mai capitata una stranezza del genere. Vede che la bimba ha gli occhi lucidi e immagina il suo cuoricino che cerca solo di tenere stretto l’amore della sua mamma. Poi, senza una parola, fa salire la piccola a bordo e scioglie gli ormeggi.

Attraversano le acque eterne, finché l’isola emerge come un sogno annegato: torri di cipressi e silenzi che sussurrano.

Dopo aver attraccato, la bimba prende il vecchio per mano e insieme camminano tra alberi di ricordi: foglie fatte di risa dimenticate, rami intessuti di sguardi spezzati. Ci sono anche degli altari che parlano, e la bambina ascolta attenta. Ogni epitaffio sembra una favola, ogni marmo un ricordo che cerca compagnia.

 

«Perché si muore?» chiede lei

 

«Perché si vive,» risponde una voce dalla terra.

«Perché si dimentica?»

«Per poter ricordare ciò che conta.»

«Sai dov’è la mia mamma?»

«Lei è qui con noi, è felice di vederti, ma vuole che torni indietro. Ci sono ancora tante altre cose che devi vedere prima di ritornare in questo luogo. Prima di trovare le risposte che stai cercando, devi imparare a porti le domande. Questo non lo potrai fare qui: ora vai a casa.»

 

Augusta de Cesari

 

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