ANCHE IL SILENZO DIVENTA MUSICA

Pubblicato il 20 novembre 2025 alle ore 11:00

“Entanglements” di Yuko Mohri è un viaggio dentro la vita segreta delle cose. Attraversando le sale dello Shed del Pirelli HangarBicocca, ci si ritrova immersi in un ecosistema di suoni, vibrazioni e movimenti impercettibili, dove ogni oggetto diventa partecipe di un respiro comune. Le installazioni oscillano tra caso e composizione, tra ironia e delicatezza, trasformando elementi quotidiani in organismi sensibili. In prima persona, il testo racconta l’esperienza di una visita che diventa ascolto profondo: un percorso fatto di ombre che suonano, frutti che generano luce e pianoforti attraversati dal vento. Nel mondo di Mohri, tutto è relazione, tutto vibra. L’articolo esplora questa poetica dell’interconnessione, invitando il lettore a riconoscere i legami invisibili che intrecciano le nostre vite alla materia che ci circonda.

 

Yuko Mohri, Flutter, 2018/2025 (particolare), Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2025. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano. Foto Agostino Osio

 

Non ricordo il momento esatto in cui ho varcato la soglia dello Shed al Pirelli HangarBicocca. Ricordo però la sensazione: come trattenere il respiro un istante prima di entrare in un ecosistema sconosciuto, dove ogni movimento, anche il più lieve, può avere conseguenze imprevedibili. Così mi ha accolto la mostra Entanglements di Yuko Mohri: come una stanza che già sapeva di me, prima ancora che io potessi riconoscerla.

All’ingresso, I/O oscillava con una calma che sembrava meditazione. Rotoli di carta sospesi al soffitto si muovevano con movimenti quasi impercettibili, raccogliendo polvere da terra come se fossero dita delicate, pronte a sfiorare ciò che solitamente ignoriamo. Osservando, ho pensato che anche noi, senza accorgercene, registriamo continuamente frammenti del mondo: tracce, residui, segnali minimi che restano impressi da qualche parte, pronti a trasformarsi in gesti o ricordi. La sua opera faceva esattamente questo: trasformava il caso in una partitura, l’invisibile in un suono.

 

Yuko Mohri, Decomposition, 2021. Veduta dell'installazione, “SOLO”, Project Fulfill Art Space, Taipei, Taiwan, 2021. Courtesy l’artista, Project Fulfill Art Space. Foto Project Fulfill Art Space

 

Proseguendo, ho ascoltato Flutter prima ancora di guardarlo. Un acquario, una piccola vita acquatica, diventava orchestra silenziosa; pesci e alghe muovevano ombre, e quelle ombre diventavano impulsi, e quegli impulsi diventavano musica. Ho pensato al modo in cui tutto ci parla, anche quando siamo convinti del contrario. Forse è questa la cosa che più amo del lavoro di Mohri: la sua fiducia profonda nel mondo, nella sua capacità di generare armonia anche nelle sue parti più disordinate.

Poi sono arrivato davanti a Piano Solo: Belle-Île. Un pianoforte che suona da solo dovrebbe essere un espediente tecnico, un trucco, un artificio; invece qui era presenza viva, quasi malinconica. Le note erano impulsate da suoni registrati in una foresta: vento, acqua, uccelli. Era come ascoltare la memoria di un luogo che non ho mai visitato, ma che in qualche modo conoscevo da sempre. Mi sono chiesta quante volte, durante la pandemia, anche noi abbiamo cercato rifugi simili: spazi dove potesse esistere un dialogo più quieto con ciò che avevamo attorno.

 

Yuko Mohri, Flutter, 2018/2025 (particolare), Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2025. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano. Foto Agostino Osio

La grande installazione You Locked Me Up in a Grave, You Owe Me at Least the Peace of a Grave è stata il momento in cui ho smesso di pensare e ho lasciato che il corpo reagisse da solo. Una scala a chiocciola sospesa ruotava lentamente, come un pianeta incerto su cui gravita il resto dell’opera. Intorno, suoni amplificati espandevano lo spazio. Le vibrazioni, la luce, il movimento, tutto seguiva una logica ritmica che non mi apparteneva e allo stesso tempo mi riguardava profondamente. C’era qualcosa di cosmico in quella rotazione: un richiamo al ritorno, all’eterno ricominciare. Ho capito allora che l’arte di Mohri non “rappresenta” il mondo: lo imita nelle sue forze più intime.

Nella serie Decomposition ho incontrato la trasformazione in una delle sue forme più sincere. Frutta collegata a circuiti, che marcendo generava suono e luce. Il decadimento come generatore, non come perdita. Mi sono rimessa in ascolto, e ho capito che tutto in quella mostra era un invito a riconoscere la vitalità di ciò che di solito reputiamo spento, immobile, finito.

 

Yuko Mohri, Decomposition, 2025, Veduta dell’installazione, “LED”, Project Fulfill Art Space, Taipei, Taiwan, 2025. Courtesy l’artista, Project Fulfill Art Space. Foto @choccat.cc

 

Ho concluso il percorso con la sensazione di aver attraversato un dedalo non di oggetti, ma di relazioni. Di essere entrata in un sistema di risposte, di risonanze, di piccole tensioni.
Mohri non parla mai di grandi concetti; li lascia emergere. Sono i materiali, gli errori, i micro-movimenti dell’aria a fare il resto.

Uscendo dallo Shed, ho fatto attenzione al suono dei miei passi, al modo in cui le porte si richiudevano alle mie spalle, alla corrente d’aria che mi sfiorava. Forse è questo l’effetto dei suoi entanglements: ricordarti che non esisti mai da solo. Che ogni cosa che tocchi vibra un po’ con te. E che, se sai ascoltare, anche la più minuscola traccia di vita può diventare una rivelazione.

 

S. F. C.

 

Yuko Mohri
Entanglements
A cura di Fiammetta Griccioli e Vicente Todolí
Organizzata da Pirelli HangarBicocca, Milano e Fundación Botín, Santander

Pirelli HangarBicocca, via Chiese, 2, Milano

18 settembre 2025 – 11 gennaio 2026

 

PHOTO GALLERY

 

Yuko Mohri, Entanglements, Veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2025. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano. Foto Agostino Osio

 

Yuko Mohri, Entanglements, Veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2025. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano. Foto Agostino Osio

 

Yuko Mohri, Piano Solo: Belle-Île, 2024, Veduta dell’installazione, “On Physis”, Artizon Museum, Tokyo, 2024. Courtesy l’artista. Foto Keizo Kioku 

 

Yuko Mohri, Compose, 2024 (particolare), Veduta dell’installazione, Padiglione Giappone, 60. Biennale di Venezia, 2024. Courtesy l’artista, Project Fulfill Art Space, mother’s tankstation, Yutaka Kikutake Gallery, Tanya Bonakdar Gallery. Commissionata da The Japan Foundation. Foto kugeyasuhide

 

Yuko Mohri, Entanglements, Veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2025, Primo piano: Magnetic Organ, 2004-in corso. Secondo piano: You Locked Me Up in a Grave, You Owe Me at Least the Peace of a Grave, 2018 (particolare). Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano. Foto Agostino Osio

 

Yuko Mohri, Compose, 2024 (particolare), Veduta dell’installazione, Padiglione Giappone, 60. Biennale di Venezia, 2024. Courtesy l’artista, Project Fulfill Art Space, mother’s tankstation, Yutaka Kikutake Gallery, Tanya Bonakdar Gallery. Commissionata da The Japan Foundation. Foto kugeyasuhide

 

Yuko Mohri, Piano Solo: Belle-Île, 2024 (particolare), Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2025. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano. Foto Agostino Osio

 

Yuko Mohri, Moré Moré (Leaky): Variations (Flow #1, Flow #2, Flow #3), 2018 (particolare), Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2025. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano. Foto Agostino Osio

 

Yuko Mohri, Moré Moré (Leaky): Variations (Flow #1, Flow #2, Flow #3), 2018 (particolare), Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2025. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano. Foto Agostino Osio

 

Yuko Mohri, Entanglements, Veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2025. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano. Foto Agostino Osio

 

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