“Non lo sapevo” è più di un libro e più di una mostra: è un invito a riscoprire la curiosità come motore del sapere. Tra le sale di Assab One, i disegni di Sandro Fabbri dialogano con i testi essenziali e sorprendenti di Eugenio Alberti Schatz, dando vita a un percorso che unisce ironia, leggerezza e meraviglia. Durante l’opening, la performance dal vivo dell’artista e la lettura degli estratti trasformano l’esperienza in un gioco di sguardi e ascolti. In questo spazio, il “non sapere” non è mancanza ma inizio: un varco da cui riparte il desiderio di capire e osservare. L’articolo riflette su questa sensazione, sul valore di ammettere ciò che ignoriamo e sulla bellezza, spesso dimenticata, di lasciarsi sorprendere dalle piccole cose.
Non lo Sapevo, 411 storie per chi sa di non sapere
Non lo sapevo. O forse sì, ma me l’ero dimenticato.
È questo il pensiero che mi ha accompagnato mentre attraversavo lo spazio di Assab One, il giorno dell’inaugurazione. Ero entrato aspettandomi una mostra – quadri alle pareti, persone che parlano sottovoce, un catalogo sul tavolo – e invece mi sono trovato dentro qualcosa che sembrava più un gioco, un invito, una piccola scossa alla mia idea stessa di sapere.
Il libro di Eugenio Alberti Schatz e Sandro Fabbri, Non lo sapevo – 411 storie per chi sa di non sapere, non è soltanto un libro: è un gesto. Quei testi esatti, contenuti in 411 caratteri come fossero minuscoli scrigni, ti obbligano a rallentare e allo stesso tempo a spalancare gli occhi. Dicono pochissimo, ma aprono moltissimo. E la mostra prende questa logica e la porta fuori dalle pagine, trasformandola in esperienza.
Camminando tra i disegni originali di Fabbri, mi sono reso conto che non stavo semplicemente osservando delle opere, ma respirando la loro relazione con le parole di Schatz. L’ironia, lo stupore, quella leggerezza che però scava: tutto sembrava orchestrato per farti venire voglia di fare la domanda più semplice e più trascurata che esista — “Perché?”
Non lo Sapevo, 411 storie per chi sa di non sapere
La performance dell’opening ha poi completato la sensazione. L’artista che disegna dal vivo le copertine dei 99 libri in edizione limitata, l’attrice che legge brevi estratti a chi si avvicina — come se ogni pagina fosse un segreto da sussurrare. Mi è sembrato una celebrazione della curiosità, ma anche della fragilità di ciò che crediamo di sapere. Un omaggio alla meraviglia, quella autentica, che non ha bisogno di spiegazioni lunghe: le basta un appiglio, un’immagine, una frase che non ti aspettavi.
Forse è questo che mi ha colpito di più.
In un mondo che pretende opinioni su tutto, Non lo sapevo rivendica il valore del dubbio. La bellezza di non sapere. La libertà di stupirsi ancora, soprattutto delle piccole cose.
Mentre uscivo, mi sono ritrovato a pensare a quante volte ogni giorno fingo di sapere qualcosa per comodità, per inerzia, per timore di sembrare impreparato. E invece questa mostra mi ha ricordato che il sapere nasce esattamente da lì: da un vuoto.
Da un non lo sapevo detto senza vergogna.
Non lo Sapevo, 411 storie per chi sa di non sapere
Forse dovremmo dirlo più spesso.
A noi stessi, agli altri, al mondo.
Perché è proprio in quel momento — quando smettiamo di fingere — che ricomincia a crescere la curiosità, e con lei la possibilità di imparare davvero.
Nico Zugan
Eugenio Alberti Schatz, Sandro Fabbri
Non lo sapevo
Assab One, Via Privata Assab, 1, Milano
14 Novembre 2025 – 20 Dicembre 2025
PHOTO GALLERY
Non lo Sapevo, 411 storie per chi sa di non sapere
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