L’ECO DI NESSUN LUOGO: ATLANTE DELL’ALTROVE

Pubblicato il 29 ottobre 2025 alle ore 11:00

“Né qui, né altrove – On Domestication”, mostra collettiva curata da Arnold Braho presso ArtNoble Gallery, esplora il rapporto tra spazio, potere e possibilità di fuga. Prendendo spunto dallo slogan della manifestazione del 2002 contro i centri di permanenza temporanea, il progetto interroga la domesticazione come forma di controllo invisibile: un processo che ordina, normalizza e delimita ciò che è altro. Le opere di Friedrich Andreoni, Hernán Pitto Bellocchio, Zazzaro Otto, Francesca Pionati, Simon Starling, Marko Tadić e Andrea Zittel propongono linguaggi differenti ma attraversati dalla stessa domanda: cosa resiste all’atto di essere reso conforme? Tra oggetti che si ribellano, spazi che diventano rifugi improvvisati e gesti che sfidano la norma, la mostra costruisce un percorso intimo e politico insieme. In questo attraversamento, lo spazio domestico si trasforma da luogo di conforto a campo di tensione: una zona porosa dove l’abitare può ancora essere gesto di libertà.

 

ArtNoble Gallery, Nè qui nè altrove, insallation view Marko Tadić, courtesy ArtNoble Gallery and the artist, photo credit Michela Pedran

 

C’è una soglia, all’ingresso della mostra, dove lo spazio sembra trattenere il respiro. Le pareti non accolgono, osservano. Né qui, né altrove – On Domestication, curata da Arnold Braho alla ArtNoble Gallery, è una mostra che non offre rifugio: chiede di sostare nel disagio, di guardare da vicino le forme invisibili del controllo che modellano i nostri gesti quotidiani. Il titolo nasce da uno slogan urlato nelle piazze nel 2002 – Né qui, né altrove – durante una manifestazione contro i centri di permanenza temporanea. Quella voce collettiva, oggi lontana nel tempo, diventa qui un’eco che interroga l’arte: cosa significa abitare, quando ogni spazio – pubblico o domestico – è attraversato da regole, confini, sorveglianze sottili? La domesticazione, dice il testo curatoriale, non è solo un fatto biologico o sociale: è un modo di disegnare il mondo. Rendere ciò che è diverso conforme, ciò che è libero docile. È così che nascono le città ordinate, i quartieri chiusi, le routine che ci proteggono e ci imprigionano allo stesso tempo. Ma ogni sistema di cattura, per quanto perfetto, ha una fessura: ed è lì che la mostra abita

 

ArtNoble Gallery, Nè qui nè altrove, insallation view Marko Tadić, courtesy ArtNoble Gallery and the artist, photo credit Michela Pedran

 

Nelle sale, le opere non gridano. Francesca Pionati trasforma le infrastrutture urbane in spazi di resistenza sommessa: piccole architetture autonome, nate dentro le crepe del controllo. Andrea Zittel, con la sua visione radicale dell’abitare, ci ricorda che ogni gesto – cucinare, dormire, lavorare – può diventare pratica di libertà. Friedrich Andreoni costruisce oggetti che si ribellano alla loro funzione: ciò che dovrebbe aprire, chiude; ciò che indica una via, diventa vicolo cieco. C’è ironia amara nei lavori di Zazzaro Otto, che trasforma materiali fragili in dispositivi sociali, mentre Hernán Pitto Bellocchio osserva i luoghi del potere come rovine, privi ormai della loro aura di certezza. Marko Tadić e Simon Starling scivolano invece nella dimensione della narrazione, usando la memoria e la finzione come strumenti per rivelare la fragilità delle strutture che crediamo immutabili.

 

ArtNoble Gallery, Nè qui nè altrove, insallation view Marko Tadić, courtesy ArtNoble Gallery and the artist, photo credit Michela Pedran

 

Passeggiando tra le opere, si avverte un filo sottile: la sensazione che lo spazio non sia mai neutro. Ogni parete delimita, ogni pavimento disegna una soglia. Ma in quella tensione – tra il dentro e il fuori, tra il visibile e ciò che resiste – nasce un’altra forma di abitare. Un abitare che non possiede, che non doma, che semplicemente attraversa.

Alla fine del percorso, il visitatore non trova un “altrove” rassicurante. Trova piuttosto un riflesso: la consapevolezza che la casa, la città, il corpo stesso sono territori di contrattazione continua. Forse la libertà non è fuggire, ma restare in movimento. Non stare né qui, né altrove – ma nel passaggio.

 

S. F. C.

 

Friedrich Andreoni, Hernán Pitto Bellocchio, Zazzaro Otto, Francesca Pionati,
Simon Starling, Marko Tadić, Andrea Zittel

NÉ QUI, NÉ ALTROVE - ON DOMESTICATION
Mostra collettiva a cura di Arnold Braho

Art Noble Gallery, Via Ponte di Legno, 9, Milano
24 settembre 2025 - 7 novembre, 2025

 

PHOTO GALLERY

 

ArtNoble Gallery, Nè qui nè altrove, insallation view Marko Tadić, courtesy ArtNoble Gallery and the artist, photo credit Michela Pedran

 

ArtNoble Gallery, Nè qui nè altrove, insallation view Marko Tadić, courtesy ArtNoble Gallery and the artist, photo credit Michela Pedran

 

ArtNoble Gallery, Nè qui nè altrove, insallation view Marko Tadić, courtesy ArtNoble Gallery and the artist, photo credit Michela Pedran

 

ArtNoble Gallery, Nè qui nè altrove, insallation view Marko Tadić, courtesy ArtNoble Gallery and the artist, photo credit Michela Pedran

 

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