In Through Invisible Walls, la bipersonale di Anna-Lena Krause e Viktor Petrov curata da Elisa Bonzano alla Tempesta Gallery di Milano, il potere si manifesta nelle pieghe dello spazio e della percezione. Le opere di Petrov trasformano infrastrutture e materiali modernisti in micro-architetture critiche, rivelando come ogni costruzione porti con sé un’ideologia di controllo. Krause, invece, esplora le dimensioni immateriali del potere — memoria, affetto, relazioni — attraverso scultura, performance e strumenti digitali come 3D scanning e intelligenza artificiale. Nel dialogo tra i due artisti, il confine tra materiale e immateriale si fa poroso: lo spazio diventa corpo, la presenza si dissolve in una rete di connessioni invisibili. Through Invisible Walls è un viaggio attraverso le strutture — fisiche e interiori — che delimitano e definiscono la nostra esperienza, un invito a riconoscere e oltrepassare i muri che non si vedono ma che ci abitano ogni giorno.
Through Invisible Walls, Tempesta Gallery. Ph @sarahindriolo
Ci sono muri che non si vedono ma si sentono. Sono muri che si insinuano nello spazio, nella memoria, nei corpi. A volte hanno la solidità del cemento, altre la trasparenza del vetro o la volatilità di un ricordo digitale. È attorno a questi confini invisibili che si muove Through Invisible Walls, la mostra bipersonale di Anna-Lena Krause e Viktor Petrov, curata da Elisa Bonzano presso Tempesta Gallery a Milano, dal 25 settembre 2025.
Entrare nella galleria è come varcare una soglia doppia: fisica e mentale. Le opere dei due artisti non si limitano a occupare lo spazio, ma lo rinegoziano. Lo piegano, lo svelano, lo attraversano. È una mostra che non chiede solo di essere guardata, ma di essere abitata con il corpo e con la mente, come si abiterebbe una domanda.
Viktor Petrov parte da ciò che appare solido, costruito per resistere. Scudi antisommossa, elementi architettonici modernisti, superfici industriali: la sua materia prima è quella del potere istituzionale, dell’ordine e della disciplina. Ma nelle sue mani questi oggetti perdono la loro funzione originaria e diventano micro-architetture critiche, strumenti per svelare la logica che li genera.
Through Invisible Walls, Tempesta Gallery. Ph @sarahindriolo
Petrov sembra ricordarci che ogni costruzione è anche un’ideologia resa tangibile. Le sue opere sono ambigue, a tratti ironiche, e insinuano un dubbio nel cuore stesso della forma. Il vetro, simbolo modernista di trasparenza e progresso, diventa barriera e interfaccia di sorveglianza; il cemento, emblema di stabilità, si incrina in superfici che riflettono più che proteggere. Guardandole, ci si accorge che non esistono architetture innocenti — come suggeriva Foucault — e che anche lo spazio può esercitare il potere di definire chi può vedere, entrare, muoversi.
Se Petrov agisce sulla materia, Anna-Lena Krause lavora invece sull’immateriale: la memoria, la percezione, la relazione. La sua pratica si muove tra scultura, performance e strumenti digitali come 3D scanning e intelligenza artificiale, indagando come l’identità e la presenza si ricompongano in un’epoca sempre più smaterializzata.
Nelle opere di Krause, il corpo non è mai completamente presente: appare come un’eco, una traccia, un movimento che sfuma. È come se cercasse di rendere visibile ciò che normalmente sfugge — la tenerezza, la vulnerabilità, la persistenza dei legami invisibili. “Nessuno vive mai da solo”, scrive Donna Haraway, e la sua frase sembra attraversare l’intera mostra come un sottotesto. Krause costruisce ambienti relazionali, spazi di ascolto e di interdipendenza in cui il potere non è più soltanto controllo, ma anche energia che connette.
Through Invisible Walls, Tempesta Gallery. Ph @sarahindriolo
La forza di Through Invisible Walls sta nel dialogo tra queste due ricerche. Krause e Petrov non si limitano a esporre opere una accanto all’altra: creano un campo di tensioni in cui materia e immateriale, infrastruttura e memoria, si specchiano a vicenda. Ciò che separa e ciò che unisce diventano parte dello stesso gesto.
Come scrive Judith Butler, non esiste corpo che non sia, in qualche modo, già un corpo politico. In mostra, ogni corpo — umano, architettonico, digitale — si rivela come luogo di negoziazione. Gli spazi di Petrov, con la loro fisicità imponente, si confrontano con le presenze evanescenti di Krause, generando un equilibrio instabile, quasi un respiro condiviso. È come assistere a una conversazione silenziosa tra struttura e desiderio.
C’è qualcosa di profondamente umano in questo incontro tra due poetiche apparentemente opposte. Forse perché entrambi gli artisti, pur partendo da linguaggi diversi, parlano dello stesso bisogno: trovare un varco. Smontare i muri che delimitano, dividono, ordinano, e trasformarli in soglie. Il potere nasce tra gli uomini quando agiscono insieme, ricordava Hannah Arendt, e in questa mostra il potere non è solo ciò che si subisce, ma anche ciò che si costruisce nel dialogo, nella possibilità di guardare l’altro attraverso una superficie trasparente senza più sentirla come un confine.
Through Invisible Walls è, in fondo, un invito: a interrogare i muri che non vediamo, quelli che abitiamo ogni giorno senza accorgercene — nelle città, nei linguaggi, nei dispositivi, perfino nei nostri sguardi. Attraversarli non significa distruggerli, ma imparare a riconoscerli. E forse, proprio lì dove il muro diventa invisibile, scoprire una nuova forma di libertà.
S. F. C.
Anna-Lena Krause, Viktor Petrov
Through Invisible Walls
A cura di Elisa Bonzano
Tempesta Gallery, Foro Buonaparte, 68, Milano
25 Settembre 2025-1 Novembre 2025
PHOTO GALLERY
Through Invisible Walls, Tempesta Gallery. Ph @sarahindriolo
Through Invisible Walls, Tempesta Gallery. Ph @sarahindriolo
Through Invisible Walls, Tempesta Gallery. Ph @sarahindriolo
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Through Invisible Walls, Tempesta Gallery. Ph @sarahindriolo
Through Invisible Walls, Tempesta Gallery. Ph @sarahindriolo
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