Nel trentennale della galleria Raffaella Cortese, Marcello Maloberti inaugura INCIPIT, una mostra che segna una nuova soglia nella sua ricerca artistica. Dopo la retrospettiva al PAC, l’artista sceglie la via della sottrazione e del silenzio, articolando un percorso espositivo tra Milano e Albisola in cui il vuoto diventa materia e la ripetizione, forma di resistenza. Come una Via Crucis senza direzione, INCIPIT non racconta ma interroga, offrendo al visitatore la possibilità di abitare la mancanza come spazio di rivelazione. Un esercizio di spoliazione e ascolto, dove l’arte si fa eco, soglia e inizio.
Marcello Maloberti, INCIPIT, 2025, Solo show at Galleria Raffaella Cortese, Milan
Installation view. Photo: t-space
Ci sono mostre che si aprono come porte, altre come ferite. INCIPIT è entrambe le cose. Nel trentennale della galleria Raffaella Cortese, e dopo ventotto anni di dialogo ininterrotto con Marcello Maloberti, il tempo sembra contrarsi in una nuova soglia: quella del silenzio. Dopo la grande retrospettiva al PAC di Milano del 2024, l’artista torna a misurarsi con l’essenza stessa del suo linguaggio, compiendo un gesto di spoliazione radicale, come se l’opera potesse rinascere solo dopo essersi svuotata. Nei tre spazi milanesi e nella sede di Albisola, INCIPIT non racconta, ma accade.
Marcello Maloberti, INCIPIT, 2025, Solo show at Galleria Raffaella Cortese, Milan
Installation view. Photo: t-space
Rifiuta la trama, dissolve il racconto, si dispone come una costellazione rarefatta di segni e assenze. In un’epoca in cui l’arte tende a sovraccaricare di significato, Maloberti sceglie il contrario: un atto di sottrazione. Introduce un vuoto che non è negazione, ma possibilità; uno spazio d’ascolto in cui il silenzio diventa materia viva, risonanza, eco. Come nella Conversione di San Paolo ad Albisola, anche qui l’artista indaga il momento della caduta — quell’istante in cui la luce non illumina, ma acceca. Il riferimento a Caravaggio non è visivo, ma strutturale: la scena si spoglia, e il sacro emerge come tensione, come vertigine trattenuta tra la fine e l’inizio.
Non c’è rappresentazione, ma un corpo a corpo con l’invisibile. In ciascuno dei tre spazi milanesi, una sola targa in ottone — una “stazione” barocca di una Via Crucis senza direzione — riporta la stessa frase inedita della serie Martellate. Non si moltiplica, insiste. L’opera rimane, a cambiare è lo sguardo: il visitatore si fa viandante, attraversa una processione che non ha progresso né approdo, un percorso circolare dove la ripetizione diventa forma di resistenza.
Marcello Maloberti, INCIPIT, 2025, Solo show at Galleria Raffaella Cortese, Milan
Installation view. Photo: t-space
INCIPIT è un esercizio di sottrazione che invita a un diverso tipo di presenza. Il vuoto non come mancanza, ma come condizione da abitare; la rarefazione come intensificazione dell’esperienza. In questa soglia, Maloberti non offre immagini da interpretare, ma luce e materia che respirano, tra il peso delle cose e la loro possibile sparizione.
Non è una mostra che insegna, ma che interroga. Come un oracolo esausto, o un mantra che vibra sottopelle, INCIPIT non chiede di essere compreso, ma attraversato — come una strada, o un carruggio ligure che si apre improvviso sul mare. È una dichiarazione poetica e insieme una necessità: oggi, esporre significa aprire, non spiegare.
Il resto è eco.
S. F. C.
Marcello Maloberti
INCIPIT
A cura di Giulio Dalvit
Galleria Raffaella Cortese, Via Stradella 7–1–4, Milano
25 Settembre 2025 – 23 Dicembre 2025
PHOTO GALLERY
Marcello Maloberti, INCIPIT, 2025, Solo show at Galleria Raffaella Cortese, Milan
Installation view. Photo: t-space
Marcello Maloberti, INCIPIT, 2025, Solo show at Galleria Raffaella Cortese, Milan
Installation view. Photo: t-space
Marcello Maloberti, INCIPIT, 2025, Solo show at Galleria Raffaella Cortese, Milan
Installation view. Photo: t-space
Marcello Maloberti, INCIPIT, 2025, Solo show at Galleria Raffaella Cortese, Milan
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Marcello Maloberti, INCIPIT, 2025, Solo show at Galleria Raffaella Cortese, Milan
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