RACCONTI DA UN'ESPOSIZIONE: DUE MISERIE

Pubblicato il 11 agosto 2023 alle ore 11:00

Presentiamo alle nostre lettrici e ai nostri lettori una nuova rubrica dal titolo "RACCONTI DA UN'ESPOSIZIONE", curata dalla nuova editor di Studio Limoni, Augusta de Cesari.  In questa nuova serie vi presentiamo dei racconti brevi, scritti prendendo ispirazione da alcune delle opere d'arte più famose e note, andando al di là del concetto di storia dell'arte per costruire un'arte di storie. 

 

-Sai cosa me ne faccio dei tuoi fottutissimi fiori? -


Queste sono le ultime parole che ha sentito prima di venire cacciato di casa, un'eco che gli rimbomba nella testa piena di rancore e odio profondo: se chiude gli occhi e stringe le palpebre, la vede ancora mentre è in piedi, in cima alle scale che gli lancia addosso libri, vestiti, racchette da tennis, il cappotto di cammello di suo nonno. Il tutto accompagnato da una cantilena di improperi che farebbero gelare il sangue pure al più marcio tra i pescatori.
-Sei un cazzo di stronzo! Vedi di andare a morire lontano da me! -


Lapidaria. Lui è diventato l'adultera di cui si racconta nel Vangelo, al centro della folla pronta a scagliarle addosso pietre. Ma ora per lui non c'è nessuno che vesta i panni di Gesù pronto a gridare alla massa di gente la sua massima filosofica "Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra"; lui è ben cosciente di avere tutti i peccati in regola e se ci fosse stata lei nella folla attorno a Gesù, probabilmente non si sarebbe fatta problemi a scansare il Figlio di Dio per sfogare la sua ira.
Come siamo finiti a questo? Da dove siamo partiti? Lui è un filosofo che si interroga sui grandi quesiti della vita e le relazioni finite, mentre sistema gli scatoloni con le sue cose; vorrebbe chiederlo anche a lei, ma sa che lo fulminerebbe con uno sguardo da incenerirlo e i suoi occhi gli direbbero "Hai anche il coraggio di chiedermelo?"


L'unica che è contenta di quella rottura è la madre di lui che, finalmente, vede il suo figliol prodigo tornare a casa dall'unica vera donna della sua vita. La Giocasta moderna accoglie il suo bambino di trent'anni, con un lavoro a tempo indeterminato e il cuore spezzato. Mentre coccola il suo pulcino preparandogli pollo arrosto con le patate, pasta alla norma e crostata di mirtilli, si fa tutta gioconda a ricordare i tempi di quando lui tornava a casa da scuola con le ginocchia sbucciate perché era caduto dalla bicicletta, che i genitori avevano regalato per il compleanno al suo amichetto e compagno di banco.


-Non mi è mai piaciuta, quella là. Era proprio maleducata, sempre scontrosa e per nulla di buone maniere. Ti ricordi quando venivate a trovarci, ai primi tempi, per pranzare insieme la domenica? Mai una volta che muovesse un dito, non si degnava di spostare nemmeno un piatto. Ah, ma guarda! Non andrà lontano, vedrai, non andrà lontano. Chi se la piglia una così? -


Mentre sua madre non perde occasione di ricordargli quanto è contenta che sia finita, lui si chiude la porta di casa alle spalle e viene a farsi raccogliere dal suo più caro amico con cui è cresciuto, colui che di certo saprà dirgli le parole giuste per le rotture di cuore così disastrose. Lui è un cucciolo di lupo, da poco svezzato e introdotto alla vita del branco: il suo ululato alla luna non ha scosso le cime delle montagne e le fronde degli alberi nel profondo della notte, non è ancora al pari degli altri lupi. Torna dai grandi del branco con la coda fra le gambe e gli occhi bassi, mentre viene circondato per venire umiliato, tanto da rinforzare lo spirito. Lui vuole diventare uomo e questo è il momento in cui sente il bisogno del sostegno del branco.


-Cazzo, fratello, sei più devastato del Vietnam! -


Lui e l'amico di una vita entrano nel bar storico del paese dove insieme sono diventati uomini, condividendo l'esperienza della prima sbronza quando hanno entrambi raggiunto l'età legale per bere alcolici. Si siedono a un tavolino non troppo lontano dall'ingresso, per commentare insieme il didietro di tutte le ragazze che entrano, è estate inoltrata e ora davanti a loro sfila un intero buffet di curve deliziose, alte e sode.
L'amico cerca così di risollevare il morale del Romeo con il cuore spezzato, riempiendosi la bocca di frasi fatte che sembrano appena uscite da una rubrica per uomini insicuri, come su quelle riviste machiste di serie B dai titoli fuorvianti del calibro di Pupe e motori, con allegato il calendario che si trova in qualsiasi benzinaio: le donne sono tutte uguali, trovatene una con più tette e meno cervello, il momento più bello di una relazione con una donna è quando finisce e puoi ritornare a cacciare come il vero predatore che sei, il difetto più grande di una donna è pensare con la propria testa.


Ora lui capisce perché l'amico continua a essere single: si vanta di essere un conquistatore troppo geloso della sua libertà per rinnegarla in nome di una donna, ma la verità è che nessuna potrebbe sopportare un coglione che tratta il sesso opposto come un oggetto buono solo per il sesso.
Si crede un lupo, ma è solo un cane.
Si chiede se anche lei sia circondata dal suo coro greco di amiche.


-Tesoro, ti meriti di più, è lui quello che ci perde e fidati che è meglio così. Un uomo che ti tradisce è solo un debole che non capisce di avere accanto una regina. Fatti forza, cara, e non sprecare le tue lacrime per un deficiente del genere. -


Lei non ha alcuna intenzione di piangere, è stoica e silenziosa. È una sfinge di sale con lo sguardo fisso in avanti, verso il muro, verso il futuro senza guardarsi alle spalle e farsi prendere dai rimorsi. La pantomima di amiche attorno a lei continua a ripetere la stessa cantilena, ad ogni colpo di spazzola sui suoi lunghi capelli dorati come spighe infuocate. Un pettine è l’unica arma per liberarla dai nodi che le stringono il cuore: spazzolare i capelli, spazzare via i pensieri.
Lui fissa lo schermo acquoso del telefono aspettando di veder comparire una notifica con un messaggio da parte sua, vorrebbe prendere una margherita in mezzo al prato e mettersi a contare: "La chiamo? Non la chiamo? La chiamo? Non la chiamo? La chiamo? Non la chiamo? La chiamo? Non la chiamo? La chiamo? Non la chiamo?..."


Lei cancella il suo numero dalla rubrica, elimina le loro foto insieme dalla memoria del telefono e vorrebbe ripulire anche l'hard disk nel cervello. Prepara scatoloni e sacchi di spazzatura pieni di oggetti, souvenir e ricordi che solo con lo sguardo fanno male come fossero armi bianche. Ritrova un plico di biglietti e appunti scritti su fogli di carta ingialliti e galeotta fu quella busta e chi la scrisse.


Amore mio, lo so di non essere come uno di quei poeti che ti piacciono tanto, perdonami se con le parole non sono bravo quanto con i numeri. Ti amo tanto e oggi è il nostro terzo anniversario, ogni minuto passato con te è una scossa elettrica che mi tiene vivo.
La prima volta che ci siamo visti mi hai detto che i girasoli sono i tuoi fiori preferiti e il giorno dopo mi sono presentato sotto casa tua con due girasoli, te lo ricordi? Due, come te e me insieme.
Tua madre mi ha confessato il tuo piccolo segreto, dolce amore, che tieni ancora quei due fiori ancora sulla scrivania nel vaso dove li hai messi la prima volta e non hai mai avuto il coraggio di toccarli. Ogni volta che tua madre ti chiede il permesso di buttarli via, ora che non vivi più in famiglia, ti arrabbi in quel modo che mi piace tanto: quando arrossisci le tue lentiggini si scuriscono come il cielo durante i temporali.
Voglio diventare vecchio con te come quei girasoli, voglio appassire con te. Ti amo, buon anniversario, dolce amore.


Lei strappa il biglietto e pensa: "Prima o poi tutte le cose vecchie muoiono."

 

FINE

Augusta de Cesari

 

Vincent van Gogh, Due girasoli, 1887, olio su tela

Metropolitan Museum of Art, New York

Courtesy Wikimedia Commons

Aggiungi commento

Commenti

Non ci sono ancora commenti.