JASON MARTIN: TOCCARE CON MANO LE VIBRAZIONI

Pubblicato il 9 agosto 2023 alle ore 11:00

Il 25 Maggio 2023 si è inaugurata la mostra dell'artista inglese Jason Martin dal titolo "Reminiscence". La ricerca dell'artista approda per la prima volta nel cuore di Milano, presso la Galleria Christian Stein, esponendo i lavori dell'artista che più richiamano il concetto della memoria e del ricordo. L'esperienza espositiva presso la Galleria Christian Stein di Milano rimarrà aperta fino al 30 Settembre 2023, con il pubblico che potrà essere accompagnato dalla retrospettiva critica di Sergio Risaliti.

 

Veduta della mostra JASON MARTIN. Reminiscence alla Galleria Christian Stein di Milano
We Walk, 2023; We Walk There, 2023
Courtesy Artista e Galleria Christian Stein, Milano. Foto Agostino Osio

 

Quanto possa raccontare della forma materica un tela bidimensionale, l'artista inglese Jason Martin lo mette al centro della sua ricerca creativa, come si vede nelle opere esposte presso la Galleria Christian Stein di Milano.  Il battesimo di Martin, come artista inserito nel panorama dell'arte contemporanea, avviene nel 1997 con la sua partecipazione alla mostra collettiva Sensation: Young British Artists from the Saatchi Collection, tenutasi presso la Royal Academy of Arts di Londra. Nonostante Martin appartenga alla generazione degli Young British Artists, la sua poetica si distacca dal concetto delle provocazioni politiche e sociali dei colleghi del calibro di Damien Hirst e Tracey Emin. Per l'appunto, quello di Martin è un linguaggio improntato sulla ricerca materica attraverso gli impasti di colori, dando vita a tele monocromatiche, ma ricche di vibrazioni e venature che sembrano spezzare la bidimensionalità del supporto.

Di primo impatto, i lavori esposti in mostra alla Christian Stein sembrano richiamare le sperimentazioni informali di Alberto Burri, con il focus rivolto all'alterazione fisica dei materiali come plastiche combuste, teli  di juta, materiali industriali come caolino, colla vinilica, pigmenti e Cellotex, un particolare impasto di legno e colla. Tuttavia, se la ricerca di Burri fa sì che materiali di diverse natura e fisicità trovino un dialogo nel collassare insieme, Jason Martin dà vita al senso plastico della dimensione pittorica con il solo materiale dei colori ad olio. 

 

Veduta della mostra JASON MARTIN. Reminiscence alla Galleria Christian Stein di Milano; Èterno, 2023; Flip Turn River, 2023
Courtesy Artista e Galleria Christian Stein, Milano. Foto Agostino Osio

Joseph Mallord William Turner, Landscape with water, 1840-1845 circa, Tate Gallery. Courtesy Wikimedia Commons

 

La poetica di Jason Martin, come ci viene presentata nella galleria in Corso Monforte, incarna un palpabile e vibrante concetto di evoluzione del colore e della presa di coscienza della materialità di un'arte considerata canonicamente piatta come può essere la pittura.  Uscendo dalla concezione monocromatica del pigmento puro, Jason Martin dà vita a un coro di venature e filamenti di colore che tremano, vibrano, danzano davanti agli occhi del pubblico, che percepisce il gesto dinamico e celere della mano d'artista. La luce tiepida che illumina lo spazio della galleria fa sì che risaltino le tracce delle setole dei pennelli che Martin usa nelle sue composizioni cromatiche; vengono proiettate delle ombre sugli impasti di colore che vanno appunto ad annullare la piattezza della tela.

La pittura di Martin non è solo pura astrazione: quelle sfumature e quelle vibrazioni richiamano un ricordo senza nome nella coscienza del pubblico che si perde davanti a dei paesaggi senza una forma riconducibile al reale. Diventa una ricerca sofferta, mediata dalle molteplici forme con cui Martin plasma la materia dei pigmenti sulla tela: si vedono increspature, come onde infrante sugli scogli e spruzzi di schiuma, ripide spaccature sulla superficie che sembra essere stata sgretolata, erosa, corrosa. C'è un movimento vorticoso e ipnotico, cristallizzato su un corpo statico come la tela e il senso di vertigine che ne deriva, negli occhi di chi guarda, richiama il senso di sublime del Romanticismo nello stile di William Turner e anche la vibrazione dello spettro di luce che connota la ricerca dell'Impressionismo di prima generazione con Claude Monet.

Il colore e la luce diventano la prima traccia, l'inizio del Tutto sulla tela.

 

Immagini a confronto: Jason Martin, We Walk, 2023.  Courtesy Artista e Galleria Christian Stein, Milano. Foto Agostino Osio (dettaglio)

Claude Monet, Impression. Soleil Levant, 1872, Musée Marmottan Monet. Courtesy Wikimedia Commons

 

Tuttavia, diventa difficile anche dare un nome preciso all'espressione creativa e al linguaggio artistico di Jason Martin: è una triplice coesistenza di stilemi e linguaggi diversi, come pittura, scultura e performance. Quest'ultimo punto riguarda la genesi delle opere, come queste vengono al mondo e come Jason Martin ne sia il demiurgo.

Da come vediamo nella natura dei lavori esposti in Reminiscence, siamo davanti alla testimonianza fisica di un gesto o un concatenarsi di azioni che hanno portato alla luce quelle essenze così vibranti, così vive. Vediamo la materializzazione delle danza che Martin compie davanti alle sue tele, nel momento in cui si scontrano due binomi contrastanti, movimento e staticità, piattezza e plasticità. Il moto perpetuo dell'artista inglese è paragonabile alla danza di Jackson Pollock quando crea labirinti cromatici con la tecnica del dripping. Nel 1951, Pollock viene ripreso da Hans Namuth per un breve docufilm sulla poetica dell'artista e la pellicola viene definita da Roger Copeland come uno dei film più significati per capire la danza, dimostrando che l'impulso più puro e germinale dietro l'Abstract Expressionism è quello di trasformare l'atto della pittura in un atto naturale e dinamico, proprio come la danza.

Sia in Pollock che in Martin siamo di fronte a un atto non di astrazione, quanto di estraneazione: come Menadi in preda all'ebbrezza e allo stato confusionale dei sensi, danzano vorticosamente per alterarsi e disancorarsi dalla corruttibilità del mondo umano, così caduco e sporco, entrando in una nuova dimensione, dove le forme non sono cristalli rigidi e infrangibili, ma tutto si plasma secondo un ricordo.  Le reminiscenze, a cui si riferisce il titolo della mostra, sono da ricercarsi nella vibrazione delle tele che la Galleria Christian Stein mette a disposizione del pubblico.

Siamo chiamati anche noi a danzare, se non con il corpo, almeno con lo sguardo. 

 

S. F. C.

 

Jason Martin

Reminiscence

Galleria Christian Stein

Corso Monforte 23, Milano

25 Maggio - 30 Settembre 2023

 

Immagini a confronto: Jason Martin, What She Said, 2021. Courtesy Artista e Galleria Christian Stein, Milano. Foto Dave Morgan (dettaglio)

Alberto Burri, Bianco, 1952, Pinacoteca civica Bruno Molajoli. Courtesy Wikimedia Commons

 

Immagini a confronto: Il pavimento dello studio di Jackson Pollock della sua casa a Long Island, New York. Courtesy Wikimedia Commons

Jason Martin, Èterno, 2023. Courtesy Artista e Galleria Christian Stein, Milano. Foto Dave Morgan (dettaglio)

 

Jason Martin, Èterno, 2023. Courtesy Artista e Galleria Christian Stein, Milano. Foto Dave Morgan

 

Jason Martin, What She Said, 2021. Courtesy Artista e Galleria Christian Stein, Milano. Foto Dave Morgan

 

Veduta della mostra JASON MARTIN. Reminiscence alla Galleria Christian Stein di Milano
We Walk, 2023; We Walk There, 2023; What She Said, 2021; Down We Go, 2023; Èterno, 2023
Courtesy Artista e Galleria Christian Stein, Milano. Foto Agostino Osio

 

Veduta della mostra JASON MARTIN. Reminiscence alla Galleria Christian Stein di Milano. Down We Go, 2023; Èterno, 2023; Flip Turn River, 2023,
in ufficio Almost Midnight, 2021
Courtesy Artista e Galleria Christian Stein, Milano. Foto Agostino Osio

 

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