Fino al 2 Febbraio 2024, la galleria Mimmo Scognamiglio di Milano presenta al pubblico la mostra personale del giovane artista Giuseppe Mulas dal titolo “S’avreschida de su sambene, sas istellas de su coro”, in cui emergono la purezza infantile alla scoperta del mondo materiale in sovrapposizione alla concezione degli oggetti di uso comune e al cambio di ruolo a cui sono sottoposti nelle comunità indigene delle regioni amazoniche.
Courtesy Galleria Mimmo Scognamiglio Artecontemporanea. Ph. Sarah Indriolo
Una delle menti più eccelse dell’Illuminismo francese, Jean Jacques Rousseau, nel 1762 pubblica l’Emilio (il titolo originale: Émile ou De l'éducation) in cui si teorizza l’archetipo della filosofia rousseauiana del buon selvaggio. Il termine selvaggio, nell’Occidente civilizzato, aristocratico e colonizzatore corrisponde alla parola chiave utile a indicare tutte le forme di civiltà ritenute primitive e arretrate rispetto alla razza occidentale superiore.
Sostanzialmente il selvaggio indica uno stato antropologico della specie umana in cui l’essere vivente non è ancora toccato dalla tradizione e dal costume tipico dell’Europa tra il XVIII e il XIX secolo. Ovviamente, da come si capisce dalla filosofia di Jean Jacques Rousseau, lo stato selvaggio viene idealizzato e visto sotto una luce estremamente positiva perché indica un modus vivendi che segue le leggi pure della natura e dell’istinto, in aperta contrapposizione all’uomo occidentale, il quale vive corrotto dalla civiltà e dal costume.
“Tutte le cose sono create buone da Dio, tutte degenerano tra le mani dell'uomo. Egli costringe un terreno a nutrire i prodotti di un altro, un albero a portare frutti non suoi; mescola e confonde i climi, gli elementi, le stagioni; mutila il cane, il cavallo, lo schiavo; tutto sconvolge, tutto sfigura, ama la deformità, le anomalie; nulla accetta come natura lo ha fatto, neppure il suo simile: pretende ammaestrarlo per sé come cavallo da giostra, dargli una sagoma di suo gusto, come ad albero di giardino.”
(Jean-Jacques Rousseau, Emilio o dell'educazione, Libro I, traduzione di Paolo Massimi, Armando editore, Roma, 1994)
Courtesy Galleria Mimmo Scognamiglio Artecontemporanea. Ph. Sarah Indriolo
Le parole qui riportate di Rousseau assumono un sapore critico nei confronti dell’ordine occidentale ed entrano in aperto contrasto con le teorie illuministe che esaltano il progresso sociale ed economico, dato che siamo nel periodo della genesi della rivoluzione industriale e, di conseguenza, agli albori del capitalismo, con la proprietà privata e la politica delle enclosures.
Tuttavia, quello che colpisce sono le prime parole con cui Rousseau apre l’Emilio, nel primo paragrafo L’armonia dell’educazione naturale: “Tutte le cose sono create buone da Dio, tutte degenerano tra le mani dell'uomo.” Quasi come un richiamo alla corruttibilità e all’imperfezione delle idee che diventano cose nella filosofia platonica a grandi linee, anche Rousseau mette in primo piano come la realtà tangibile, nella sua limitatezza e caducità, sporchi la bontà naturale delle cose.
La mostra personale di Giuseppe Mulas dimostra l’esatto opposto, ovvero il focus dell’artista si sposta su come le cose nelle mani dell’uomo possano perdere il loro valore di oggetto utile al consumo e al progresso capitalista, per diventare qualcos’altro.
“Colpito dall’uso che gli indigeni fanno dei copertoni dismessi e riciclati per creare oggetti di uso quotidiano, al suo rientro in Italia Mulas ha realizzato “La connessione vitale di un rampicante”, una grande scultura di gomma di copertone riciclata.”
(Dal comunicato stampa S'avreschida de su sambene, Sas istellas de su coro, Mimmo Scognamiglio Artecontemporanea, Milano)
Courtesy Galleria Mimmo Scognamiglio Artecontemporanea. Ph. Sarah Indriolo
La quotidianità e gli oggetti a essa associati escono dalla comfort zone per rientrare in una dimensione nuova, visti sotto una luce diversa. L’esperienza che Mulas fa e che trasla all’interno delle sue opere d’arte è al pari di quella di un bambino che sta scoprendo il mondo attorno a lui e fa esperienza delle cose attraverso i sensi, toccandole e trasformandole in un grande, infinito gioco.
Grazie alla vicinanza con le popolazioni indigene dell’area dell’Amazzonia, Mulas espone al pubblico una visione di seconda vita degli oggetti da proporre all’occidente consumatore: quando qualcosa si rompe o non è più utile per i più svariati motivi, è automatico gettarlo via e correre a comprare lo stesso oggetto, questa volta nuovo di zecca.
Invece, l’artista mostra come ci sia vita dopo la morte anche per gli oggetti inanimati, letteralmente senza anima e perciò senza vita: però la vita c’è e non è da confondersi con la funzionalità che noi umani attribuiamo alle cose. In un certo senso, l’esperienza artistica di Mulas è un invito a uscire dalla centralità fissa dell’uomo nell’era del Rinascimento Post-Umano.
S. F. C.
Giuseppe Mulas
S'avreschida de su sambene, Sas istellas de su coro
Mimmo Scognamiglio Artecontemporanea, via Goito 7, Milano
17 Novembre 2023 – 2 Febbraio 2024
PHOTO GALLERY
Courtesy Galleria Mimmo Scognamiglio Artecontemporanea. Ph. Sarah Indriolo
Courtesy Galleria Mimmo Scognamiglio Artecontemporanea. Ph. Sarah Indriolo
Courtesy Galleria Mimmo Scognamiglio Artecontemporanea. Ph. Sarah Indriolo
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