MARIA VITTORIA BACKHAUS: LE STORIE ATTRAVERSO L'OBIETTIVO

Pubblicato il 2 novembre 2023 alle ore 11:00

Ha inaugurato il 28 Settembre 2023 la mostra “Invidio quelli che ballano”, dedicata al percorso fotografico di Maria Vittoria Backhaus. A ospitare la retrospettiva dell’artista, la Galleria Alessia Paladini di Milano vuole mostrare al pubblico un processo di valorizzazione e promozione dell’arte fotografica coniugata al femminile.

 

©Maria Vittoria Backhaus, Fiabe. In studio, Milano, 2001

Courtesy Alessia Paladini Gallery

 

«Cosa avrei voluto fare? Ballare! Invidio quelli che ballano. Sono invidiosissima di quelli che sanno ballare! Ci sono tante altre cose che vorrei fare perché naturalmente io voglio fare tutto: voglio disegnare, ricamare, cucinare, qualsiasi cosa e mi disperdo in queste 500 cose da fare. Sono sempre convinta di portarle a termine quando converrebbe limitare la progettualità, ma non ci riesco. Un'altra cosa che ho sempre fatto è prendere delle case brutte e farle diventare belle»

(Maria Vittoria Backhaus, dal comunicato stampa della mostra Invidio quelli che ballano)

 

Attiva sin dagli anni Settanta come artista eclettica e poliedrica, Maria Vittoria Backhaus inizia il suo percorso nell’arte frequentando il corso di Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, nel cuore della città meneghina. Qui l’ambiente che circonda la giovane Backhaus pullula di artisti e nomi rinomati nel panorama artistico: in via Fiori Chiari, a pochi passi dall’Accademia c’è lo studio di Piero Manzoni, meta di manifestazioni artistiche attiva ancora oggi grazie all’intervento della famiglia Zecchilo, in via Brera 32 risplende in tutta la sua bellezza bohème e ribelle l’insegna del Bar Jamaica, fondato nel 1911 e punto di ritrovo della scena intellettuale e artistica milanese nel fervore beat degli anni Sessanta.

 

©Maria Vittoria Backhaus, In studio, Milano, 2000

Courtesy Alessia Paladini Gallery

 

Maria Vittoria Backhaus entra presto a contatto con gli spazi della città, diventando presto reporter di eventi legati allo scenario della Beat Generation: al Bar Jamaica approda nientemeno che Allen Ginsberg, autore dell’irriverente e avanguardistico Jukebox all’idrogeno che in Italia viene pubblicato da Mondadori con la traduzione di Fernanda Pivano. Ginsberg e Pivano sono gli importatori del vangelo giovanile, che predica il classico mantra dell’amore libero contro la violenza. Backhaus cattura i momenti con cui si sta scrivendo una pagina della storia che ha l’ambizione di cambiare il mondo, dove i giovani vogliono mettere un punto di fine allo status quo degli adulti, del vecchiume conservatore.

Sono gli anni del fervore politico che vede i gruppi studenteschi schierati insieme e impegnati a portare avanti la battaglia per il diritto allo studio, con l’occupazione delle scuole e delle università; i giovani non accettano l’esclusione dalla politica: non è roba da grandi, si mettono in prima linea e alcuni entrano nei gruppi più radicali extraparlamentari. Backhaus è lì pronta a scattare con la sua macchina fotografica e mette nero su bianco su pellicola dei momenti salienti per la storia contemporanea.

 

©Maria Vittoria Backhaus, Milano, 2006

Courtesy Alessia Paladini Gallery

 

Tuttavia, essere una donna nel settore del photo reporting non è facile, anzi, tutt’altro: tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta, Maria Vittoria Backhaus è costretta a spostare la sua attenzione verso altri settori e in questo modo inizia la sua carriera di fotografa impegnata nella realizzazione di editoriali per fashion e interior design. Inizia a collaborare con L’Uomo Vogue e Casa Vogue, capendo che l’estetica e la bellezza non sono parole vuote, ma sono valori da costruire con rigore e occhio critico.

Infatti, la selezione di fotografie esposte presso l’Alessia Paladini Gallery ricostruisce il percorso artistico di Backhaus nel mondo del fashion design sottolineando il gusto avanguardistico di un’artista che concilia l’originalità e la meraviglia con la costruzione elaborata e ordinata di set fotografici, ricchi di immagini, simboli, segni, racconti, personalità. Quando scatta, Maria Vittoria Backhaus è come un direttore d’orchestra che mette ordine nell’organico pronto a suonare armoniosamente al minimo cenno del maestro sulla pedana.

 

“Non mi interessava essere una fotografa di moda, di design. Ho fatto qualsiasi cosa fondamentalmente pensando di fare la mia foto”

(Maria Vittoria Backhaus, dal comunicato stampa della mostra Invidio quelli che ballano)

 

La reporter in Backhaus non è sparita completamente: anche se la fotografia ora si concentra sull’estetica del design, si mantiene vivo il desiderio di creare una narrazione visuale che sappia raccontare una storia. L’occhio di chi osserva percepisce di non essere davanti a un inserto di moda, freddo e passivo, bensì ogni dettaglio si incastra perfettamente l’uno con l’altro creando un’ambientazione scenografica tra l’onirico e il fiabesco.

 

S. F. C.

 

Maria Vittoria Backhaus

Invidio  quelli che ballano

Alessia Paladini Gallery, via Pietro Maroncelli 11, Milano

28 Settembre - 18 Novembre 2023

 

PHOTO GALLERY

 

©Maria Vittoria Backhaus, Fiabe. In studio, Milano, 2001

Courtesy Alessia Paladini Gallery

 

©Maria Vittoria Backhaus, Filicudi Icon #3, 2008

Courtesy Alessia Paladini Gallery

 

©Maria Vittoria Backhaus, In studio, Milano, 2001

Courtesy Alessia Paladini Gallery

 

©Maria Vittoria Backhaus, Milano, 2000

Courtesy Alessia Paladini Gallery

 

©Maria Vittoria Backhaus, Icon #7, 2012

Courtesy Alessia Paladini Gallery

 

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