IL QUOTIDIANO EVOCATO: LA NARRAZIONE SOTTRATTIVA DI DAVIDE STUCCHI

Pubblicato il 26 novembre 2024 alle ore 11:00

La mostra “6, Corso Via” di Davide Stucchi trasforma oggetti quotidiani in dispositivi narrativi capaci di evocare assenze, memorie e connessioni umane. Attraverso una poetica della sottrazione, l’artista esplora il rapporto tra spazio, corpo e oggetti, restituendo una visione del mondo in cui il familiare diventa enigmatico. Lampioni, cassette postali e pulsanti si caricano di significati ambivalenti, incarnando il paradosso tra presenza e assenza, intimità e anonimato. In questo dialogo tra l’umano e il paesaggio oggettuale, Stucchi invita lo spettatore a rileggere il quotidiano come spazio di emozioni stratificate, rivelando la fragilità e la potenza dell’invisibile.

 

Davide Stucchi, 6, Corso Via, Installation view. Courtesy of the Artist and Martina Simeti, Milan.

Photo: Andrea Rossetti

 

Davide Stucchi torna a interrogare lo spazio e gli oggetti del quotidiano nella sua nuova mostra, 6, Corso Via. Attraverso una poetica che combina sottrazione e evocazione, l’artista esplora il rapporto tra corpo, memoria e paesaggio oggettuale, trasformando elementi comuni in dispositivi narrativi che parlano dell’assenza e della presenza.

Fabio Cherstich racconta come questa esposizione si muova su un filo sottile: quello che separa il visibile dall’immaginato, il tangibile dal concettuale. Il titolo stesso, 6, Corso Via, è un’indicazione impossibile, un indirizzo che non promette un incontro ma suggerisce uno spostamento, una distanza irraggiungibile.

Gli oggetti di Stucchi, apparentemente banali – cassette della posta, lampioni, citofoni – diventano in questa mostra simboli di un’umanità assente, ma presente in potenza. Gli oggetti portano le tracce del corpo e delle emozioni umane senza mai rivelarle completamente. Come nota Cherstich, l’assenza è il tema dominante: le cassette postali non riportano nomi, ma etichette di vestiti, rimando alla fisicità di corpi che non ci sono. Allo stesso modo, l’ombrello-neon, fragile e luminoso, si nega alla sua funzione primaria – proteggere – per evocare la vulnerabilità dell’essere umano.

 

Davide Stucchi, Amica Fantastica più, 2024, Letter box, paper envelope, metallic staples, found clothing labels, 38 × 20 × 6.5 cm

Courtesy of the Artist and Martina Simeti, Milan. Photo: Andrea Rossetti

 

La doccia in ascensore è forse l’opera più rappresentativa del clash concettuale che attraversa il lavoro di Stucchi. Questo oggetto ibrido, che mescola dimensioni private e pubbliche, erotiche e sterili, diventa un luogo di tensione dove le solitudini si incontrano. La collisione tra mondi opposti non genera caos, ma significato: il senso dell’opera si sprigiona proprio dal paradosso.

Le opere di Stucchi non si limitano a rappresentare: raccontano. Ma lo fanno in modo sottrattivo, lasciando che sia lo spettatore a colmare i vuoti con la propria immaginazione, i propri ricordi. Ogni oggetto è un frammento di una storia che non viene mai narrata per intero. Il tema del contatto, reale o immaginato, attraversa tutta la mostra: il gesto intrusivo di inserire una lettera in una cassetta postale, o quello di premere un pulsante, diventa simbolo di una connessione sempre cercata, mai del tutto realizzata.

La luce, elemento ricorrente nelle opere di Stucchi, amplifica questa tensione. Non è mai pura illuminazione, ma un dispositivo carico di memoria. I lampioncini che vediamo negli androni o nei vani scala, rielaborati dall’artista, sembrano osservare chi guarda, restituendogli le emozioni accumulate in anni di sguardi distratti. Qui, come sottolinea Cherstich, il postulato di Sartre Videor ergo est trova una nuova dimensione: non sono solo le persone a confermare la nostra esistenza, ma anche gli oggetti, con il loro sguardo muto.

 

Davide Stucchi, 6, Corso Via, Installation view. Courtesy of the Artist and Martina Simeti, Milan.

Photo: Andrea Rossetti

 

Il processo creativo di Stucchi, come emerge dal dialogo con Cherstich, è tanto analitico quanto emotivo. Nel lunghissimo messaggio vocale che ha ispirato il testo di Cherstich, l’artista descrive la sottrazione come un modo per creare desiderio e connessione, più che per negare. Le sue opere, infatti, non lasciano mai lo spettatore indifferente: lo coinvolgono in un gioco di rimandi tra ciò che è visibile e ciò che viene evocato, tra l’oggetto e il suo significato.

6, Corso Via è un’esperienza immersiva che sfida chi la osserva a rileggere il mondo attraverso il filtro degli oggetti che ci circondano. È un invito a vedere il quotidiano con occhi nuovi, a riconoscere negli oggetti banali la stratificazione di emozioni e memorie che vi abbiamo inconsapevolmente depositato.

Con questa mostra, Stucchi conferma la sua capacità di trasformare il minimale in universale, il comune in straordinario, il visibile in invisibile. Un lavoro che, come conclude Cherstich, può essere ascoltato a velocità diverse, proprio come un messaggio vocale: a 1x per coglierne ogni dettaglio, o a 2.5x per lasciarsi sorprendere da una nuova prospettiva.

 

S. F. C.

 

Davide Stucchi

6, Corso Via
Testo di Fabio Cherstich

Galleria Martina Simeti, Via Benedetto Marcello, 44, Milano
19 Settembre 2024 – 9 Novembre 2024

 

PHOTO GALLERY

 

Davide Stucchi, 6, Corso Via, Installation view. Courtesy of the Artist and Martina Simeti, Milan.

Photo: Andrea Rossetti

 

Davide Stucchi, Evidence dance, 2024 (detail), Letter box, paper envelope, metallic staples, found clothing labels, 38 × 20 × 6.5 cm

Courtesy of the Artist and Martina Simeti, Milan. Photo: Andrea Rossetti

 

Davide Stucchi, 6, Corso Via, Installation view. Courtesy of the Artist and Martina Simeti, Milan.

Photo: Andrea Rossetti

 

Davide Stucchi, From the other side, 2024, Acrylic mirror, found entryphone, 5 × 14.5 × 7.5 cm

Courtesy of the Artist and Martina Simeti, Milan. Photo: Andrea Rossetti

 

Davide Stucchi, 6, Corso Via, Installation view. Courtesy of the Artist and Martina Simeti, Milan.

Photo: Andrea Rossetti

 

Davide Stucchi, Neck laced #1, 2024, lamp holders, pearls, 22 × 20 × 26 cm, Ø 20 cm

Courtesy of the Artist and Martina Simeti, Milan. Photo: Andrea Rossetti

Davide Stucchi, Neck laced #2, 2024, lamp holders, pearls, 22 × 20 × 26 cm, Ø 20 cm

Courtesy of the Artist and Martina Simeti, Milan. Photo: Andrea Rossetti

Davide Stucchi, Neck laced #3, 2024, lamp holders, pearls, 22 × 20 × 26 cm, Ø 20 cm

Courtesy of the Artist and Martina Simeti, Milan. Photo: Andrea Rossetti

 

Davide Stucchi, 6, Corso Via, Installation view. Courtesy of the Artist and Martina Simeti, Milan.

Photo: Andrea Rossetti

 

Davide Stucchi, Caution wet on the third floor, 2024, Found lift plate, shower mixer and hose, 208 × 21 × 16 cm

Courtesy of the Artist and Martina Simeti, Milan. Photo: Andrea Rossetti

 

Davide Stucchi, Caution wet on the third floor, 2024, Found lift plate, shower mixer and hose, 208 × 21 × 16 cm

Courtesy of the Artist and Martina Simeti, Milan. Photo: Andrea Rossetti

 

Davide Stucchi, 6, Corso Via, Installation view. Courtesy of the Artist and Martina Simeti, Milan.

Photo: Andrea Rossetti

 

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