La mostra di Marcia Hafif al MACRO di Roma rappresenta un'opportunità preziosa per esplorare l'opera di una figura cruciale, ma spesso sottovalutata, del minimalismo e della pittura monocromatica. La retrospettiva mette in luce la vasta produzione dell'artista, che abbraccia pittura concettuale e una riflessione sui materiali e i processi artistici, focalizzandosi sulla ripetizione e sulla sottrazione. Le opere, influenzate dall'ambiente artistico romano degli anni Sessanta, spingono lo spettatore a una lenta osservazione, svelando una delicatezza sottile. Sebbene la mostra possa risultare ostica per chi non è familiare con il minimalismo, l'allestimento del MACRO ne valorizza il rigore estetico, offrendo un'esperienza immersiva e intellettualmente stimolante
Marcia Hafif, Roman windows, 1969. Courtesy Marcia Hafif Studio
La mostra di Marcia Hafif al MACRO di Roma offre un'occasione unica per immergersi nel mondo di un'artista fondamentale, ma spesso sottovalutata, del minimalismo e della pittura monocromatica. La retrospettiva mette in evidenza la vasta produzione di Hafif, il cui lavoro spazia dalla pittura concettuale alla riflessione profonda sui materiali e sui processi artistici. Incentrata sulla ripetizione e sulla sottrazione, la sua opera spinge lo spettatore a interrogarsi non solo sul senso dell'arte, ma anche sul modo in cui essa si relaziona alla percezione visiva.
La collezione delle opere che compongono il percorso espositivo sono tutte opere che, in un modo o nell’altro, segnano la vita di Hafif dal suo arrivo nella città eterna negli anni Sessanta. Quello che all’inizio doveva essere un breve soggiorno a Firenze, la terra del Rinascimento Italiano, diventa una lunga tappa a Roma dove entra a contatto con una comunità artistica ampia e dinamica, tra cui spiccano alcuni dei nomi tutt’oggi conosciuti come Carla Accardi e Pietro Consagra.
Marcia Hafif, Roma 1961-1969, MACRO, 2024. Ph. Michela Pedranti – DSL Studio
Da sinistra a destra:
52 juillet (Yellow Steps), 1964, Lacca su tela. Courtesy Estate Marcia Hafif e Galerie Hubert Winter, Vienna
56, aout (Van de Kamp), 1964, Lacca su tela. Courtesy Estate Marcia Hafif e / and Galerie Hubert Winter, Vienna
53, July (Silver Sticks), 1964, Lacca su tela. Courtesy Estate Marcia Hafif e Galerie Hubert Winter, Vienna
41, Février, 1964, Acrilico su tela. Courtesy Estate Marcia Hafif e Galerie Hubert Winter, Vienna
67 (The Wave I), 1965, Acrilico su tela. Courtesy Maria Teresa e Maria Francesca Benedetti
Uno degli aspetti più interessanti della mostra è il modo in cui Hafif ha saputo mantenere un equilibrio costante tra rigore formale e sensibilità estetica. Le sue tele monocromatiche, per esempio, potrebbero sembrare a un primo sguardo fredde o impersonali, ma la loro texture e le sfumature sottili rivelano una delicatezza che emerge solo con l'osservazione prolungata. Questo processo di scoperta lenta è una caratteristica chiave dell'opera di Hafif: l'arte non è immediata, ma richiede tempo e attenzione, un invito a rallentare in un'epoca dominata dalla velocità.
Tuttavia, la mostra può risultare difficile per coloro che non hanno familiarità con l'arte concettuale o con il minimalismo. La ripetitività delle opere tra silenzi e colori, pur essendo una scelta intenzionale e coerente con la poetica dell'artista, può apparire alienante o persino noiosa a un pubblico meno preparato. Anche il linguaggio visivo ridotto all'essenziale potrebbe non soddisfare coloro che cercano narrazioni più immediate o rappresentazioni figurative più tradizionali.
Marcia Hafif, Roma 1961-1969, MACRO, 2024. Ph. Michela Pedranti – DSL Studio
Roman Shopkeeper, 1968. Serie di 9 foto in bianco e nero, senza cornice. Courtesy Galerie Hubert Winter, Vienna
Dal punto di vista curatoriale, il MACRO ha saputo valorizzare il lavoro di Hafif attraverso un allestimento che riflette la sua estetica sobria. Le opere sono presentate in spazi ampi e ben illuminati, consentendo allo spettatore di apprezzare ogni dettaglio cromatico e materico. Tuttavia, si potrebbe criticare una certa freddezza nell'organizzazione della mostra, che rispecchia forse troppo il rigore minimalista di Hafif senza offrire spunti di contestualizzazione storica o teorica sufficienti per guidare lo spettatore attraverso un'opera così complessa.
In sintesi, la mostra di Marcia Hafif al MACRO è un'esperienza immersiva e intellettualmente stimolante, ma non priva di sfide. È un tributo alla coerenza e alla profondità del lavoro dell'artista, ma richiede una certa predisposizione e apertura mentale per essere apprezzata appieno. Chi accetta di confrontarsi con il suo minimalismo radicale e con il suo approccio concettuale troverà però un universo ricco di riflessioni sull'arte, la percezione e il tempo.
S. F. C.
Marcia Hafif
Roma 1961-1969
MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma, Via Nizza, 138, Roma
20 Maggio – 25 Agosto 2024
PHOTO GALLERY
Marcia Hafif, Roma 1961-1969, MACRO, 2024. Ph. Michela Pedranti – DSL Studio
Da sinistra a destra:
Untitled (June), 1967, Acetato su carta. Courtesy Galleria Edieuropa, Roma
167, 1967, Acrilico su tela. Courtesy Maria Teresa e Maria Francesca Benedetti
163, 1967, Acrilico su tela. Courtesy collezione privata, Bologna
Marcia Hafif, Roma 1961-1969, Exhibition view, MACRO, 2024. Ph. Michela Pedranti – DSL Studio
Marcia Hafif, Roma 1961-1969, Exhibition view, MACRO, 2024. Ph. Michela Pedranti – DSL Studio
Marcia Hafif, Roma 1961-1969, MACRO, 2024. Ph. Michela Pedranti – DSL Studio
Roman Windows, 1969. Serie di 7 foto in bianco e nero, senza cornice. Courtesy Galerie Hubert Winter, Vienna
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